Stefano Baldini: l'intervista

05 Maggio 2021

L'oro della maratona di Atene 2004 ha presenziato a Molfetta ai campionati dei mt. 10.000
Alla Puglia lo lega una storica amicizia con Giacomo Leone e Ottavio Andriani, amici e compagni di migliaia di chilometri percorsi fianco a fianco sulle strade di ogni continente. A distanza di quasi vent’anni dal successo che gli ha regalato l’immortalità sportiva, Stefano Baldini, campione olimpico di maratona di Atene 2004 è tornato in Puglia nelle vesti di tecnico in occasione dei Campionati italiani assoluti e promesse sui 10km in pista. “Ho un po’ di ragazzi che gareggiano in questo campionato sui 10mila, una gara a cui tengo molto anche per averne vinto diverse edizioni e non potevo certo mancare l’appuntamento in una terra che mi ha sempre accolto nel migliore dei modi ma spero che il 2021 possa essere migliore di quello passato”.
In Puglia hai gareggiato tante volte, che impressione ti ha fatto questo impianto molfettese? “E’ incredibile, sembra di essere in una di quelle oasi felici interamente dedicato all’atletica leggera. Un esempio bellissimo che può essere utilizzato quotidianamente da atleti di ogni livello”.
Il sogno del Cozzoli ha radici lontane quasi 40 anni ma oggi è realtà in un periodo nel quale la Puglia è guidata con successo da un tuo vecchio amico. “E’ sicuramente una questione di persone, la volontà di costruire è pratica diffusa ma poi ci vogliono le persone che se ne prendano cura ed abbiano voglia di garantirne l’efficienza e che facciano in modo che i ragazzi ci vivano. A Molfetta ci sono società storiche fatte di persone che vivono ogni giorno su questa pista e su queste pedane e la considerano quasi una seconda casa. E’ un circolo di vita che ritorna sui suoi passi e permette di allevare generazioni migliori”.
Qual è lo stato di saluto dell’Atletica italiana ed il mezzofondo in particolare? “Il mezzofondo azzurro come del resto quello di ogni dove soffre il fatto che nel 2020 si siano disputate pochissime gare,  per fortuna in Italia, in questo momento bbiamo un traino importante come Yeman Crippa, Nadia Battocletti ed altri atleti che stanno facendo bene, ci sono molti ragazzi che gareggiano a livello internazionale ma bisogna che facciano gruppo per elevare il proprio livello tecnico ed è questo il mio lavoro di tutti i giorni nel centro di allenamento nato in Emilia Romagna”.
Sei consapevole di essere ancora una icona della specialità?. “A dire il vero faccio di tutto per dimenticarlo, perché se vuoi allenare ragazzi molto giovani devi cercare di costruire un rapporto alla pari con loro, devi smettere i panni da atleta e pensare al futuro cercando di costruire solide motivazioni per ognuno di loro”.
Cosa sai dell’atletica di questa terra? “In questi anni mi sono tenuto sempre aggiornato perché in Puglia sono venuto diverse anche per aver fatto il direttore tecnico giovanile e forse siamo rimasti molto più in contatto ora con Giacomo e Ottavio di quando correvamo, senza dimenticare che da voi ho trovato grande qualità tecnica”.
Perché un giovane atleta dovrebbe avvicinarsi alle specialità dell’endurance? “Perché è una sfida con se stessi ancor prima che con gli altri, un dialogo con se stessi che ti mette quotidianamente alla prova, correre a lungo è stimolante come un viaggio che dura svariati mesi, il contrario di quello che succede ogni giorno vivendo alla velocità della luce preda della tecnologia”.
Quando riavremo nuovi interpreti di quella generazione che tante gioie ha regalato all’Italia? “Siamo stati abituati molto bene e non sarà facile ripetere quei risultati ma c’è la voglia di tornare a vincere mondiali e olimpiadi, ci vorrà tempo”.
E la Puglia? “Conosco Andrea Palumbo e Giovanni Susca, io sono solito definire atleti come loro fiori nel deserto, nascono all’improvviso e noi abbiamo il dovere di aiutarli a coltivare i loro sogni. Li ho seguiti in questa stagione dei cross, bisognerà lasciarli crescere”.

Roberto Longo

 



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